lunedì 16 maggio 2016

L’étrange destin du logiciel libre

sur-place
14 maggio 2016

Caro,

ricordo alcune considerazioni scambiate in famiglia circa la decisione presa dagli eredi di Jacques Derrida lo scorso anno: essi cedettero il loro fondo di manoscritti e inediti alla Fondazione Firestone-Università di Princeton.
Nella circostanza, facesti un commento sarcastico, amaro: gli acquirenti credono, forse, di giungere, nella riduzione mercantile, ad appropriarsi dell’origine del testo.
Ritorno sui passi (sono sempre falsi) e mi permetto di girarti il link, che esplicita, credo, quanto tu volessi dire.

Francesco

L’étrange destin du logiciel libre

par Sébastien Broca


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Francesco Garritano


2 aprile 2015
meMarinacarmenDaniele
Miei Cari,

non so cosa dire: c'è forse la volontà di seguire pensieri reconditi, nascosti, "segreti", nelle glosse ai libri - non so. Così come non so cosa abbia indotto gli eredi a commercializzare qualcosa che ha un valore affettivo-intellettuale-morale.
(...) questi sono i fatti.

Fr


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3 aprile 2015

massimo celani 

FrancescoMarinacarmenDaniele
Francé, come direbbe il nostro Fedele, la questione è precisa: "through a meticulous engagement with other thinkers, past and present, thinkers who at once constitute the Western traditions of philosophy and literature" (...) What a boon it is for us at Princeton to have his notes on these thinkers and writers, to see the master of textuality perform, as it were, on other master texts."
Oh, so' Americani ! Chi altri avrebbe potuto organizzare e preservare tanto ben-di-dio? forse il Disu di Perrelli?  " The unpacking, sorting, describing, organizing, preserving, and housing of the books and other materials in this collection will proceed as quickly as possible. As they are processed, these materials will be made available to scholars through the Department of Rare Books and Special Collections in Firestone Library.
"It is so exciting to be able to bring the entire reading world of Jacques Derrida to Princeton, to make these works which were so central to the development of his thinking accessible for new explorations in the archaeology of reading, digital humanities, and other research and pedagogical endeavors of scholars and students," says David Magier. 

Capisco il tuo disappunto. Certamente, nell'acquisizione  traspare l'ingenuità di una decostruzione presa alla lettera e una certa pornografia dell'impossessarsi della scena primaria. (...) As Derrida himself said in an interview later in his life, his books bear "traces of the violence of pencil strokes, exclamation points, arrows, and underlining."
A te appare come una violazione estrema. Capisco: il tuo sconcerto è nobilissimo. Ma quelli so 'mericani, so' pratici, pensano alla  "archaeology of reading, digital humanities, and other research and pedagogical endeavors of scholars and students". 

Dissezioneranno alla CSI maniera, trattando l'elaborazione intellettuale come i RIS, la scena primaria come quella del crimine. 
Non sanno gli stolti che tanto non se ne viene a capo. Potranno decifrare tutte le sottolineature e i segni sul testo ma ... lo stile e la Durcharbeiten non sono trasmissibili fuori dall'imprinting, da un rapporto diretto col maestro. 

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3 aprile 2015

Daniele Garritano

3 apr (3 giorni fa)
carmenmeFrancescoMarina
In termini di accessibilità al materiale di lavoro, la biblioteca rappresenta il luogo di conservazione e trasmissione per eccellenza. Questo però solo in linea di massima. Ci sono infatti delle politiche che guidano la scelta dei manoscritti ancora non pubblicati (le priorità su cosa pubblicare dell'opera postuma di un autore); ci sono dipartimenti universitari che lanciano progetti decennali per la classificazione e la trascrizione del materiale (e ci acchiappano soldi e contratti per le persone che ci lavorano); infine ci sono le mode di pensiero (la famosa french theory, forse adesso già un po' vintage).
Probabilmente su questa scelta degli eredi pesa il rifiuto di una certa cultura filosofica europea, che vedeva (e continua a vedere) nella filosofia di JD un pericolo più che una risorsa. In questo contesto, le porte che furono spalancate a JD nelle migliori università degli Stati Uniti rappresentano un segnale opposto.
Certo, capisco la reazione di papà (siamo nell'ordine della profanazione!), resa ancora più intellegibile dal commento di Massimo (non si può fotografare un profumo!), ma resta il fatto che ancora oggi c'è una resistenza di stampo conservatrice rispetto al pensiero di Derrida, e alla decostruzione in genere, nelle università europee. Al contrario, alcune università degli Stati Uniti hanno capito questa storia già dagli anni '80 e si sono mosse intelligentemente per attrarre codesti filosofi. Si può obiettare sul fatto che li abbiano trattati come delle rock star, anteponendo l'idolo della teoria alla pratica del testo.

Avrei preferito che questa biblioteca fosse stata destinata a Parigi, oppure (ancora meglio) a El Biar, sobborgo di Algeri dove JD è nato.

È andata così, ma le ragioni affondano nel passato.

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